CLASSE3C LICEO SC.
MATERIA
  • Italiano
Lavoro assegnato e relative indicazioni

1) Da ascoltare (obbligatorio per tutti coloro che decidano di non leggere il libro di Mauro Pescio nella lista di libri che segue):
- Podcast su RaiPlay Sound: Io ero il milanese
(https://www.raiplaysound.it/programmi/ioeroilmilanese)

2) Da leggere:
Scegli almeno tre romanzi della lista che segue. Puoi scegliere al massimo un titolo dalla lista graphic novel.

Potrebbero tornare utili per il prossimo anno:
- Daniele Mencarelli, Sempre tornare, Mondadori
- Marco Balzano, Resto qui, Einaudi
- Mauro Pescio, Io ero il milanese, Mondadori: puoi scegliere se leggere il libro o ascoltare il podcast su Raiplay

“Classici”:
- Natalia Ginzburg, Lessico familiare
- Ernest Hemingway, Addio alle armi oppure Per chi suona la campana oppure Il vecchio e il mare
- Franz Kafka, Le metamorfosi
- Gabriel Garcia Marquez, Cent’anni di solitudine
- Alberto Moravia, Gli indifferenti
- Herman Melville, Moby Dick (per palati forti)
- Cesare Pavese, La luna e i falò
- Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila
- Edgar Allan Poe, I racconti
- Walter Scott, Ivanhoe (per palati forti)
- Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta
- Mary Shelley, Frankenstein
- Bram Stoker, Dracula

Per gli amanti della letteratura contemporanea:
- Romain Gary, La vita davanti a sé (per palati forti)
- Amos Oz, Giuda
- J.D. Salinger, Il giovane Holden
- Josè Saramago, Cecità
- Miriam Toews, Un complicato atto d’amore
- Bernardo Zannoni, I miei stupidi intenti

Fumetti e graphic novels: (max 1)
- Art Spiegelman, Maus
- Antonio Tabucchi/ Pierre-Henry Gomont, Sostiene Pereira
- Marjane Satrapi, Persepolis
3) Da scrivere:
Svolgi i due temi che seguono; il primo è una tipologia A di maturità, il secondo una tipologia B.

Tipologia A
Natalia Ginzburg, Le piccole virtù, Einaudi, Torino, 2005, pag.125-127.

Quello che deve starci a cuore, nell’educazione, è che nei nostri figli non venga mai meno l’amore alla vita. Esso può prendere diverse forme, e a volte un ragazzo svogliato, solitario e schivo non è senza amore per la vita, né oppresso dalla paura di vivere, ma semplicemente in stato di attesa, intento a preparare se stesso alla propria vocazione. E che cos’è la vocazione d’un essere umano, se non la più alta espressione del suo amore per la vita? Noi dobbiamo allora aspettare, accanto a lui, che la sua vocazione si svegli, e prenda corpo.
Il suo atteggiamento può assomigliare a quello della talpa o della lucertola, che se ne sta immobile, fingendosi morta: ma in realtà fiuta e spia la traccia dell’insetto, sul quale si getterà d’un balzo. Accanto a lui, ma in silenzio e un poco in disparte, noi dobbiamo aspettare lo scatto del suo spirito. Non dobbiamo pretendere nulla: non dobbiamo chiedere o sperare che sia un genio, un artista, un eroe o un santo; eppure dobbiamo essere disposti a tutto; la nostra attesa e la nostra pazienza deve contenere la possibilità del più alto e del più modesto destino. Una vocazione, una passione ardente ed esclusiva per qualcosa che non abbia nulla a che vedere col denaro, la consapevolezza di poter fare una cosa meglio degli altri, e amare questa cosa al di sopra di tutto […].
La nascita e lo sviluppo di una vocazione richiede spazio: spazio e silenzio: il libero silenzio dello spazio. Il rapporto che intercorre fra noi e i nostri figli dev’essere uno scambio vivo di pensieri e di sentimenti, e tuttavia deve comprendere anche profonde zone di silenzio; dev’essere un rapporto intimo, e tuttavia non mescolarsi violentemente alla loro intimità; dev’essere un giusto equilibrio fra silenzi e parole. Noi dobbiamo essere importanti, per i nostri figli, eppure non troppo importanti; dobbiamo piacergli un poco, e tuttavia non piacergli troppo perché non gli salti in testa di diventare identici a noi, di copiarci nel mestiere che facciamo, di cercare, nei compagni che si scelgono per la vita, la nostra immagine.
[…] Ma se abbiamo noi stessi una vocazione, se non l’abbiamo rinnegata e tradita, allora possiamo lasciarli germogliare quietamente fuori di noi, circondati dell’ombra e dello spazio che richiede il germoglio d’una vocazione, il germoglio d’un essere.

Il brano è tratto dalla raccolta Le piccole virtù, contenente undici racconti di carattere autobiografico, composti fra il 1944 e il 1960, in cui la scrittrice esprime le sue riflessioni sugli affetti, la società, le esperienze vissute in quel periodo.

Comprensione e Analisi
Puoi rispondere punto per punto oppure costruire un unico discorso che comprenda le risposte a tutte le domande proposte.

1. Sintetizza il contenuto del brano, individuando i temi principali affrontati.
2. ‘L’amore alla vita’ è presente nel testo attraverso richiami al mondo della natura: individuali e spiega l’accostamento uomo-natura operato dall’autrice.
3. Il rapporto tra genitori e figli è un tema centrale nel brano proposto: illustra la posizione della Ginzburg rispetto a esso e spiegane le caratteristiche.
4. Spiega a chi si riferisce e cosa intende l’autrice quando afferma che ‘Non dobbiamo pretendere nulla’ ed ‘eppure dobbiamo essere disposti a tutto’.
5. A cosa allude la Ginzburg quando afferma che ‘il germoglio d’un essere’ ha bisogno ‘dell’ombra e dello spazio’?

Interpretazione
Partendo da questa pagina in cui il punto di osservazione appartiene al mondo adulto e genitoriale, proponi la tua riflessione critica, traendo spunto dalle tue conoscenze, esperienze, letture e dalla tua sensibilità giovanile in questo particolare periodo di crescita individuale e di affermazione di sé.

Tipologia B
Testo tratto da: Giuseppe De Rita, Corriere della Sera, 29 marzo 2022, p. 26.

La potenza dell’opinione, inarrestabile e preoccupante Dicevano i nostri vecchi che «la matematica non è un'opinione», sicuri che le verità indiscutibili non possono essere scalfite da ondeggianti valutazioni personali, spesso dovute a emozioni interne e collettive.
Temo che quella sicurezza non abbia più spazio nell'attuale dinamica culturale. Se qualcuno si esponesse a dire che due più due fa quattro, si troverebbe subito di fronte qualcun altro che direbbe «questo lo dice lei», quasi insinuando il dubbio che non si tratta di una verità, ma di una personale opinione. Vige ormai da tempo qui da noi la regola «uno vale uno». Non ci sono verità che non possano essere messe in dubbio: tu la pensi così, ma io la penso al contrario e pari siamo. Non ci sono santi, dogmi, decreti, ricerche di laboratorio, tabelle statistiche; vale e resta dominante il primato dell'opinione personale.
Siamo così diventati un popolo prigioniero dell'opinionismo […]. Basta comprare al mattino un quotidiano e si rimane colpiti da prime pagine piene di riferimenti che annunciano tanti articoli interni, quasi tutti rigorosamente legati a fatti d'opinione, a personaggi d'opinione, a polemiche d'opinione, in un inarrestabile primato dell'Opinione regina mundi.
[…] Non ci rendiamo però conto che restiamo tutti prigionieri di livelli culturali bassi, inchiodati alle proprie opinioni, refrattari a livelli più alti di conoscenza, restii all'approfondimento, al confronto, alla dialettica. Non interessa la dimensione scientifica di una malattia, vale l'onda d'opinione che su quella malattia si è formata o si può formare; non interessa la dimensione complessa di un testo di legge o di una sentenza, vale l'onda d'opinione che si forma su di esse; non interessa la incontrovertibilità di un dato economico o di una tabella statistica, vale l'onda d'opinione che ci si può costruire sopra; non interessa la lucidità di una linea di governo del sistema, vale lo scontro di opinioni […] che su di essa si scatena. Ma senza confronto e senza dialettica non si fa cultura, non si fa sintesi politica, non si fa governo delle cose; con l'effetto finale che nel segreto del dominio dell'opinione si attua una trasfigurazione in basso e banale della realtà.
Viene addirittura il sospetto che si sia in presenza di un uso primordiale ma sofisticato dell'opinione; e non si sa chi e come la gestisce. […] Non c'è dato comunque di sapere (visto che pochi lo studiano) dove potrebbe portarci la progressiva potenza dell'Opinione […]. Converrà però cominciare a pensarci sopra, magari partendo dal preoccuparci che la nostra comunicazione di massa si ingolfa troppo nell'opinionismo autoalimentato e senza controllo.

Comprensione e Analisi
Puoi rispondere punto per punto oppure costruire un unico discorso che comprenda le risposte a tutte le domande proposte.

1. Esponi in sintesi il contenuto del testo, evidenziandone i punti-chiave. 2. Definisci il concetto di «opinionismo» così come emerge dal testo.
3. L’autore allude ai valori dell'«approfondimento», del «confronto», della «dialettica»: chiarisci in che modo questi fattori possono contribuire al raggiungimento di «livelli più alti di conoscenza».
4. Illustra quali sono le preoccupazioni dell’autore rispetto alla “progressiva potenza dell'Opinione”.

Produzione
Il testo richiede una riflessione sul diritto alla libertà di pensiero e sul diritto di nutrire dubbi. Tenendo presenti questi singoli aspetti e le diverse onde di opinione elencate dall'autore, prendi posizione sull'affermazione «... senza confronto e senza dialettica non si fa cultura, non si fa sintesi politica, non si fa governo delle cose» e, in particolare, sul pericolo che «nel segreto del dominio dell'opinione si attua una trasfigurazione in basso e banale della realtà». Elabora un testo in cui tesi e argomenti siano organizzati in un discorso coerente e coeso.

4) Da ripassare:
La civiltà umanistico-rinascimentale e Machiavelli, testi compresi.

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