Processo a Roma: la 2H all’attacco.
La classe 2H ha istruito il processo alla civiltà romana
Nel corso del mese di aprile, la classe 2H ha messo in scena un vero e proprio processo a Roma. La classe è stata suddivisa in quattro gruppi: accusa, difesa, giuria e organi di stampa.
L’accusa è stata la prima a doversi mettere al lavoro e ha elaborato e pubblicato entro una data stabilita i capi d’accusa che ha argomentato in aula magna, in presenza, nel giorno del processo. Tra le fonti utilizzate, il libro di testo, gli appunti dell’anno in corso, ma anche alcuni saggi di Simone Weil su Roma antica.
La difesa è entrata in azione quando sono state pubblicate su classroom i capi d’accusa: i numerosi incontri online tra i componenti hanno consentito di ribattere in aula colpo su colpo a tutte le accuse, grazie alla scelta di chiamare a testimoniare in difesa di Roma il pensiero di Virgilio, ma anche le idee espresse nel De Monarchia da Dante.
Al termine del primo dibattimento, gli organi di stampa hanno carpito indiscrezioni e svolto sondaggi, mettendo in prima pagina il chiaro vantaggio della posizione della difesa. La stampa ha raccolto opinioni prestigiose, intervistando via mail la prof.ssa D’Eusebio e dal vivo la preside prof.ssa Baggio, presente all’udienza. I ragazzi della stampa hanno anche contattato per mail il professor Alessandro Barbero che ha risposto con solerzia e cortesia alle domande degli studenti suggerendo chiavi di lettura sferzanti.
L’arringa finale è stata vibrante: entrambe le parti hanno dato il meglio, curando tempi e argomenti e sfidandosi su ogni argomento tra quelli presentati. L’accusa ha portato avanti richieste ragionevoli e questo ha permesso di stravolgere l’esito del processo che, per giudizio della giuria, ha visto prevalere l’accusa.
L’impianto del processo ha consentito agli studenti di approfondire gli argomenti affrontati e studiati, dando la possibilità di indagare accordare e disunire conoscenze e competenze acquisite durante tutto l’anno.
L’attività ha avuto successo perché i ragazzi si sono spesi con passione, perché hanno lavorato insieme a distanza e, nel possibile, in presenza, e soprattutto perché accusa e difesa non hanno mai presentato posizioni radicali e non obiettive, ma sempre con una chiave interpretativa più storica che processuale, avendo grande rispetto per la verità, per l’altra parte e per la fonte citata rispetto alla vittoria del processo. Ha vinto l’accusa, avendo richiesto l’accoglimento di una posizione critica nello studio della civiltà di Roma, ma hanno vinto i ragazzi tutti che hanno svolto e compiuto un’attività che, si spera, li ha avvicinati alla disciplina “storia”, non per forza appariscente, ma sempre affascinante quando è vicina alla verità.
prof M. Bramati